VILLA MARINI ALBRIZZI degli ARMENI, San Zenone degli Ezzelini (TV)
– Appare per la prima volta in un documento ufficiale nel 1637 come abitazione del veneziano Alvise Marini. Ancora al momento della stesura dell’estimo del 1713-1717, risultavano proprietari i suoi nipoti, i quali, alla morte dei rispettivi padri, avevano provveduto a frazionare il fabbricato, mantenendone comunque intatta l’originaria unità architettonica. Negli anni successivi, per effetto di vendite e successioni, sembrava che il complesso fosse destinato ad andare in rovina, ma fortunatamente, nel periodo a cavallo fra settecento e ottocento, fu ricostruita l’originaria unitarietà da parte dei conti da Porcia. A questi si deve, verso la prima metà dell’Ottocento, l’ampliamento del complesso edilizio con la costruzione dei fabbricati verso oriente e le stalle, ora rese abitabili.

Della Villa si sente parlare già nella seconda metà del Cinquecento, quando arrivarono a San Zenone i Marini, cittadini di Venezia. Essere cittadini di Venezia significava essere persone di rango, iscritte nell’Albo d’argento della Repubblica Veneta, secondi solo ai Patrizi Veneziani, parificate più o meno ai nobili della terra ferma ma con molto più potere politico. I Marini erano funzionari della Serenissima. Dal loro palazzo di Venezia a Canareggio, nella parrocchia di Santa Sofia, passarono numerosi personaggi che non essendo noti come i patrizi erano sicuramente importanti per la Repubblica.
Ad esempio, uno di questi, Federico, era il segretario alle Cifre ovvero il capo del controspionaggio della Serenissima, un altro, Antonio Marini, fu il potente segretario del Senato della Repubblica e giù fino a Valentino Marini che fu meno fortunato dei predecessori un quanto gli toccò di comunicare al Maggior Consiglio del 12 maggio 1797 la parte (deliberazione) che decretava la fine della Serenissima.
La villa di San Zenone, alla fine della Repubblica Veneta era già passata di mano da 30 anni, infatti nel 1777 fu ceduta al Conte Beltramini, da questo ai trevigiani Conti da Porcia e nel 1851 passo ai Conti Pola per eredità e per matrimonio ai Conti Albrizzi di Venezia. Costoro nel 1896 vendettero tutto ai Padri Mechitaristi Armeni.
Palazzo Marini Albrizzi è un lungo fabbricato a pianta rettangolare distribuito su tre piani con la facciata principale rivolta a sud impreziosita da una trifora al primo piano e da un frontone con due alte finestre al secondo. All’interno vi si trovano due grandi saloni centrali sia al pian terreno, che al primo piano.
Una Villa Veneta che se non famosissima, come la maggior parte di quelle che stanno in riva al fiume Brenta, rappresenta uno spaccato della storia della Serenissima.
Il Corpo centrale che rimane la Villa, la proprietà consta ad est, di un fabbricato adiacente la villa che fu costruito per i figli dei proprietari, anche allora l’indipendenza dei figli era sentita, soprattutto dai figli. Dietro a questo fabbricato le stalle e la cantina e alla fine la piccola, ma graziosa chiesetta.Più ad est il caseggiato dell’ex seminario costruito in epoca più recente.
All’entrata della villa, su via Teresa Rubelli, si trovano i ruderi di un altro fabbricato risalente al Cinquecento. Nel corso di tutti questi secoli il geometrico giardino all’italiana, intersecato da vialetti nei quali erano coltivati spalliere di alloro, mirto, piante e siepi di bosso, potate in varie fogge, un gran numero di fiori e piante odorose con fontanelle zampillanti nel mezzo, si è trasformato in un parco all’inglese dove tra i prati tagliati a raso si ergono numerose piante esotiche.
Il parco di 9 ettari, contiene più sessanta varietà solo di alberi oltre a numerosissimi arbusti e piante profumate.
(Fonti: Turismo Provincia di Treviso; Villaworks)