LA STAMPA ARMENA MECHITARISTA
Mechitar di Sebaste diede inizio all’attività della nuova Congregazione monastica a Costantinopoli, nel 1700-1701, con la traduzione e stampa del De imitatione Christi.
Quando, dopo la parentesi di Modone, approderà a Venezia, nel 1715, metterà subito a frutto le opportunità che gli offre Venezia in tecnica tipografica e darà alle stampe, per i tipi di Antonio Bortoli, il Compendio di Teologia di S. Alberto Magno.
La missione culturale della Congregazione Mechitarista, installatasi nel 1717 nell’isola di San Lazzaro, si esplica sin da subito attraverso un’intensa produzione testuale, di cui Mechitar si fa carico in prima persona, divenendo l’elemento trainante di tutta la sua famiglia religiosa.
Quali frutti di intensi anni di lavoro, egli pubblica, tra varie opere e trattati, una nuova traduzione della Bibbia (1733) e il Bargirk’ Haykazian lezui (Vocabolario della lingua armena, 1749). Il fervore produttivo della Congregazione cresce notevolmente nella seconda metà del Settecento, soprattutto con l’installazione di una Tipografia nell’Isola di San Lazzaro, al punto da riguadagnare a Venezia il primato mondiale della stampa di libri armeni tra il 1760 e il 1840.
Il significato e valore culturale dell’attività tipografico-editoriale mechitarista si può sintetizzare nei seguenti punti:
- L’attività editoriale risponde alla missione originaria della Congregazione che con Mechitar si è data l’obiettivo della rinascita culturale del popolo armeno, per cui attraverso la produzione libraria si intende dare nuovo impulso alla cultura in tutti i suoi aspetti, dalla spiritualità alle arti, sino ai saperi tecnico-scientifici che possono, come l’agricoltura, l’allevamento, le tecniche di produzione alimentare, migliorare il benessere e la condizione economica del popolo armeno nelle terre dell’Impero Ottomano;
- Tale impulso culturale comporta un particolare investimento nel fattore storico e linguistico, per cui una parte cospicua del lavoro dei Padri della Congregazione è mirata da un lato all’impianto di una solida storiografia (i primi testi di storia armena modernamente concepita con rigore storiografico e documentario nascono a San Lazzaro), dall’altro al recupero e apprezzamento della lingua letteraria, lavoro che giungerà a una vetta ineguagliabile con l’approntamento e la stampa, nel 1836-1837, del Nor bargirk’ Haykazian lezui, in due volumi stampati a tre colonne, Dizionario risultante dalla collaborazione dei tre padri mechitaristi Avedichian, Siurmelian e Aucher, e per questo nota come Dizionario dei tre vardapet, “vera enciclopedia” della lingua armena, come la definì P. Mesrop Gianascian, e ancora oggi punto di riferimento ineludibile;
- Una tale strategia considerò sempre come necessario, in una visione universalistica della cultura, un allargamento degli orizzonti della formazione che finì per caratterizzare l’operato della Congregazione per una connaturata inclinazione ad incoraggiare una vera e propria osmosi culturale tra Oriente ed Occidente, inclinazione che si manifestò con traduzioni incrociate di classici armeni nelle lingue occidentali e di classici letterari occidentali in armeno. Gli esempi paradigmatici sono la traduzione italiana della Storia di Mosé di Khorene, che beneficiò della collaborazione di Nicolò Tommaseo (1841), e la traduzione armena dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni (1875).
Saranno oltre 130 i capolavori della produzione letteraria antica, medievale e moderna dell’Occidente letterario tradotti in lingua armena a San Lazzaro con la netta consapevolezza di offrire al proprio popolo una fonte feconda di arricchimento culturale.
Con la costituzione, da parte di un ramo della Congregazione, di un nuovo importante monastero a Vienna (1811), il carisma mechitarista si esprimerà anche lì con altre e diversamente specializzate iniziative editoriali. Entrambi i centri propulsori daranno vita a due pubblicazioni periodiche con le riviste Bazmavep, a Venezia (1843), e Handes Amsorya (lett. Rassegna Mensile), a Vienna (1887).
Il libro, dunque (e il suo corrispondente veicolo di alimento continuativo, la stampa periodica), quale fermento di cultura e strumento di elevazione morale e spirituale.
Questo anima – nel solco della tradizione armena di una cultura del libro anticamente spinta fino alla venerazione sacrale del manoscritto – l’intensa e operosa impresa editoriale mechitarista.
(Fonte: infografica museo dei mechitaristi di San Lazzaro; Foto: Google Arts & Culture)
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