LA TIPOGRAFIA MECHITARISTA DI SAN LAZZARO
Per la propria attività editoriale a Venezia, Mechitar di Sebaste si appoggia alle tipografie della città già attrezzate per la stampa in caratteri armeni, tra le quali spicca l’officina di Antonio Bortoli, cui l’Abate della nuova Congregazione affida l’esecuzione delle sue opere più importanti.
Nel 1729, grazie al sostegno di un benefattore, Mechitar acquista i materiali dell’antica stamperia di Voskan Vardapet di Amsterdam, dalla quale nel 1666 era uscita la prima edizione armena della Bibbia, li porta a Venezia e li integra con nuovi caratteri.
A quarant’anni dalla sua morte, nel 1789, vengono trasferiti in isola i torchi e materiali della stamperia, già acquistati da Mechitar nel 1729, e di quanto ceduto dalla tipografia di Antonio Bortoli.
Viene così ad insediarsi in isola la nuova Tipografia Mechitarista di San Lazzaro, cui viene riservato un apposito spazio all’angolo Nord-Ovest del Monastero, successivamente ampliato con la costruzione di un’intera nuova ala nel 1823-1825.
I Padri mantennero sempre la tipografia ad un livello avanzato, tenendosi al passo con le innovazioni tecnologiche e conferendo, anche grazie ad una singolare sensibilità grafica e accuratezza nella procedura di stampa, un’elevata qualità agli stampati, per cui le edizioni mechitariste, soprattutto del XIX secolo, fino ad oltre metà del XX, apprezzate in tutto il mondo, si distinguono ancora oggi ad occhio nudo, a partire dalla nitidezza dei caratteri, al paragone con prodotti tipografici di altre stamperie in lingua armena.
Testimoniano l’alto livello qualitativo raggiunto numerosi riconoscimenti e premi internazionali ottenuti a cavallo tra Otto e Novecento.
Presto l’officina di San Lazzaro si distingue come tipografia poliglotta.
Il “biglietto da visita” in ordine a questa peculiarità sarà la preghiera dell’Havadov Khosdovanim (Confesso con Fede) di S. Nerses Shnorhali, dapprima stampata in sei lingue, nel 1810 e poi riproposta in una serie di edizioni successive e con progressiva estensione delle versioni del testo, fino a raggiungere 36 lingue nel 1871.
Il delizioso volumetto in 24° diviene rapidamente famoso e si afferma come l’orgoglio della tipografia poliglotta di San Lazzaro; per la sua particolarità è ricercato da bibliofili e amatori di curiosità, al punto che le guide dell’isola già ai primi del Novecento ne parlano come di un’opera ormai esaurita, eppure ancora richiesta da numerosi visitatori. La Tipografia Mechitarista di San Lazzaro si mantenne fedele al principio di adeguamento tecnologico fintanto che fu possibile, compatibilmente con la sua collocazione ambientale.
Venne chiusa nel 1995 per l’insostenibilità dei costi, per un’isola della Laguna veneta, di un’attività tecnica comportante una cospicua movimentazione di materiali.
Sopravvive comunque tuttora come Casa Editrice.
(Fonte testo: infografiche del museo mechitarista nell’Isola di San Lazzaro; fonte immagini: Google Arts & Culture)
Articoli correlati:
LA STAMPA ARMENA MECHITARISTA
LE VENTIQUATTRO ORAZIONI di San Narsete Armeno
4 pensieri su “LA TIPOGRAFIA MECHITARISTA DI SAN LAZZARO”