Solak 1 – Nuovo tassello nell’antico regno di Urartu
– La scorsa settimana sono state rese note le assegnazioni dei prestigiosi premi dello European Heritage Awards 2019, il riconoscimento più importante a livello europeo nel campo della ricerca. Uno dei premi è stato assegnato ad una missione armeno-italiana svoltasi nell’arco di 5 anni nella regione armena di Kotayk, precisamente nel sito archeologico di Solak 1.
Il premio europeo è stato assegnato tenendo conto dell’innovazione introdotta in questa missione archeologica, in particolare riguardo ai modelli predittivi per la scoperta di nuovi siti.
GLI SCAVI ARCHEOLOGICI
Il Regno di Urartu, la prima forma statale istituita in nell’Altopiano Armeno, fiorì intorno al IX sec. a.C. per poi decadere intorno al VII sec. a.C. Gli esperti di varie nazionalità hanno speso molte energie nella riscoperta del passato di questa civiltà molto importante.
Il Kotayk Survey Project (KSP) ha utilizzato modelli predittivi e moderni tool informatici per identificare circa 114 siti archeologici nella regione di Kotayk, tra la capitale Yerevan ed il lago Sevan, databili tra la preistoria ed il Medioevo. Il modello predittivo proposto, sviluppato attraverso un software GIS (Sistema di Informazione Geografica), ha permesso, tra gli altri, di individuare una fortezza urartiana nei pressi della città armena di Solak, a poche decine di chilometri dal Lago Sevan. Il sito oggetto di scavi è stato identificato con il codice KSP016, e nominato Solak 1.
L’area interessata dalle indagini è suddivisa in due parti completamente diverse dal punto di vista geografico. Il confine tra le due aree è rappresentato dal fiume Hrazdan, il secondo più lungo d’Armenia, che nasce dal Lago di Sevan e si immette nel fiume Araxes (uno dei quattro fiumi biblici), che per un lungo tratto funge da confine tra la Turchia e l’Armenia. La destra del fiume, nei pressi di Solak, presenta pendii coperti da boschi, che risalgono verso la catena montuosa di Tsaghkunyats, mentre la parte sinistra è formata da un altopiano basaltico formato dai vulcani spenti che sorgono tutt’intorno.
Il progetto prevedeva, con l’utilizzo di mappe satellitari e di Google Earth, di stilare una lista geolocalizzata di tutti i possibili siti di interesse, incrociando i dati con la documentazione storica disponibile e con i ritrovamenti archeologici passati. Il sito di Solak 1 è stato l’unico ad aver fornito evidenza di possibili insediamenti della Media Età del Ferro, corrispondente al periodo interessato dal Regno di Urartu.

Il sito si trova nelle vicinanze del centro abitato di Solak (altitudine circa 1750 m), in direzione sud-est, con un’estensione di circa 18 ettari comprendente un’altura continua a forma di ferro di cavallo. Nella parte orientale dell’altura è stata rinvenuta una costruzione a base quadrata, di circa 27 metri per lato, con pareti esterne larghe circa 2 metri, formate da pietre basaltiche di grandi dimensioni. Le pareti risultano rinforzate da quattro contrafforti angolari. L’interno è suddiviso in stanze di forma regolare.
Il piano di calpestio è stato rinvenuto a circa 1,5 m di profondità, coperto da uno spesso strato di cenere e di travi carbonizzate, prova di un incendio. In tutte le stanze sono stati ritrovati frammenti di ceramica, sia grossolana che di buona qualità.
Lungo il pendio dell’altura sono venuti alla luce diversi frammenti di pithoi urartei, di tipologia simile a quelli ritrovati nel sito di Karmir Blur, il centro amministrativo di Urartu.
Inoltre, la fortezza si trova a metà strada tra altre due fortezze che si trovano l’una a Lchashen e l’altra ad Aramus, prova che si trattasse sia di un centro di controllo sia di un passaggio obbligato per coloro che avessero voluto attraversare la valle di Hrazdan, tra Sevan e l’altopiano dell’Ararat.
Tutte le prove raccolte indicano che si tratti quindi di un insediamento urarteo, essendo la fortezza risalente alla Media Età del Ferro, epoca in cui l’Altopiano Armeno era sotto il controllo del Regno di Urartu. Inoltre, la presenza di ceramica medievale mostra come spesso le antiche costruzioni fortificate venissero riutilizzate per svariati scopi anche in epoche successive.
La fortezza di Solak 1 è interessante anche per aspetti legati all’architettura. Infatti sembra una commistione di elementi introdotti dagli urartei da oltre l’Araxes, ad esempio la regolarità della struttura, con elementi locali, come l’uso di grandi pietre sgrossate. Questa caratteristica sembra il risultato della distanza di Solak 1 dal centro amministrativo del regno, che era baricentrico al lago di Van.
Confrontando la fortezza con altre simili del periodo urarteo, specialmente quelle presenti nella Turchia orientale, è possibile inserire Solak 1 tra le “stazioni di sosta”, anche in virtù della posizione esattamente a metà strada tra una costruzione simile a Lchashen e Aramus, come accennato in precedenza. Queste “stazioni” possono essere suddivise in 5 categorie, sulla base della forma esterna: fortezze quadrate, rettangolari, sub-rettangolari, rettangolari allungate, forma incerta. Solak 1 appartiene alla categoria delle fortezze quadrate, insieme ad altre 4 costruzioni di epoca urartea sparse tra l’Armenia Storica e l’Azerbaigian iraniano. Tutte le costruzioni presentano un’organizzazione interna degli spazi abbastanza complessa, dove è possibile trovare da 6 a 10 stanze. In molte fortezze sono presenti anche stalle, anche se la certezza si è avuta solamente con Hallenbau, nell’Azerbaigian iraniano.
Verso i confini del regno, soprattutto dove non ci sono limiti geografici netti, i caratteri dei siti archeologici riflettono una profonda continuità con le tradizioni locali con sporadici elementi Urartei (ad esempio Lčašen) che mostrano l’applicazione di forme di controllo indiretto. Lo scavo di Solak-1 risulta di particolare rilievo perché sta permettendo di investigare le dinamiche intercorse tra il potere statale urarteo e le comunità locali, dinamiche visibili sia per quanto riguarda l’architettura che la ceramica. Il sito colma una lacuna nella nostra conoscenza delle fortificazioni in un’area nella quale, sino a pochi anni fa, nessun sito archeologico urarteo era noto.
(Report ISMEO – Solak 1 – 2018)
(Fonti: European Heritage Awards, ISMEO, L’attività archeologica italiana dell’ISMEO
in Armenia)
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