Le “Definizioni” armene di Ermete Trismegisto
– Ermete Trismegisto (“tre volte grande”) è l’autore mitico di una raccolta di scritti esoterici e magici, il Corpus Hermeticum, uno dei testi più influenti della tarda antichità, pervenutoci grazie a Marsilio Ficino, che ne tradusse l’originale greco nel 1463. Frutto di un sincretismo tra Ermes e il dio egizio Thot, Ermete Trismegisto è il dio della scrittura, dell’astrologia e dell’alchimia.
Il Corpus Hermeticum è quindi una raccolta di testi, inizialmente composta da 14 trattati (i primi tradotti da Ficino) a cui successivamente si aggiunsero altri 3 testi, tra cui un libro armeno intitolato Definizioni ermetiche.
La prima stampa delle Definizioni ermetiche in armeno fu eseguita da Yakob Manandean (1873-1952), tradotta in russo nel 1956 da S. Arevshatyan. Successivamente J. P. Mahé curò una nuova edizione in francese, basata su otto manoscritti. Tra i vari manoscritti armeni, uno dei più importanti è datato 1282, conservato nel Matenadaran, la biblioteca nazionale di Yerevan. Il manoscritto fu redatto dal priore di Geghard, Mekitar Ayrivank.
La traduzione armena delle Definizioni risale alla seconda metà del VI secolo, ad opera della “scuola ellenizzante”, che si occupò di inserire nella lingua armena alcune forme morfologiche tipiche della lingua greca, in modo da facilitare agli Armeni lo studio scientifico, così come la traduzione di testi facenti parte del trivio e del quadrivio permise al clero armeno di avere gli strumenti dialettici per la polemica contro i zoroastriani.
L’undicesimo capitolo delle Definizioni di Ermete tratta della fisica dei quattro elementi, una teoria cosmologica risalente ad Empedocle, ed adottata successivamente sia da Platone che da Aristotele. Gli autori armeni attingono a piene mani da questa teoria, sia nelle polemiche contro i zoroastriani, sia contro i calcedonensi. Mahé suggerisce che la fonte del capitolo undicesimo sia stato un trattato di Nemesio di Emesa, Della natura dell’uomo, datato fine IV secolo, e tradotto in armeno nel VIII secolo. Avvicinando i due trattati si permetteva di introdurre il testo ermetico nell’ambito della cosmologia patristica, e quindi di cristianizzarlo. Inoltre, sempre secondo Mahé, l’interpolazione sulla fisica dei quattro elementi può rappresentare un tentativo di spiegare il principio della mescolanza, fondamentale nelle Definizioni. Tale punto di vista può spiegare anche l’argomentazione tenuta dagli armeni in opposizione alla terminologia del Concilio di Calcedonia, in cui la natura umana e divina di Cristo è unita in un solo Uomo, mentre per gli armeni Cristo è il risultato della “mescolanza senza confusione delle due nature”.
Il testo è organizzato come un discorso fatto da Ermete ad Asclepio (Esculapio nel mondo latino, dio della medicina), in cui viene istruito sulle basi ermetiche che descrivono il rapporto tra dio, il mondo e l’uomo.
Nel primo capitolo vengono introdotte le definizioni per dio, il mondo e l’uomo: dio è il mondo intelligibile e immobile; il mondo è il dio sensibile; l’uomo è il mondo distruttibile e ragionevole.
Il secondo capitolo tratta dell’intelletto, dell’anima e della composizione del corpo secondo i quattro elementi:”il corpo deriva dalle quattro qualità, è un’unica composizione di caldo, freddo, secco ed umido, mescolati armoniosamente”.
I capitoli dal quinto al settimo trattano dell’uomo, dell’intelletto e del discorso. Gli ultimi capitoli trattano del rapporto tra dio e l’uomo:”Ogni uomo concepisce dio, perché se è uomo, conosce anche dio”; “Colui che conosce dio non teme dio; colui che non conosce dio teme dio”.
NOTA: risulta chiara la trattazione di tipo esoterico e misterico sul rapporto dell’uomo con il mondo e con dio, visto come un’entità astratta, non identificabile con un unico dio, come nel Cristianesimo, ma come un dio al di sopra di altri dèi.
Inoltre Ermete Trismegisto, in perfetta continuità con la mitologia greca ed egizia, insegna ad acquisire sempre più conoscenza e sapienza, ma in un’ottica di avvicinamento dell’uomo a dio, al contrario della tradizione ebraica a fondamento del Cristianesimo. In tal senso, Ermete somiglia molto al serpente insinuatore del calcagno di Eva, che promette conoscenza infinita, tentando di rivolgere l’uomo contro Dio.
(Fonte: La rivelazione segreta di Ermete Trismegisto, a cura di Paolo Scarpi)