Narsete (NERSES), il governatore d’ITALIA
– Narsete fu governatore d’Italia nel VI secolo, ed è stato sicuramente uno dei primi armeni ad avere un ruolo rilevante in Italia, per cui la sua storia è molto interessante.
Nato nel 475-476 nell’Armenia Persiana, arrivò a Costantinopoli quando era ancora molto giovane, e qui iniziò una carriera molto brillante come dignitario eunuco. Ricoprì diversi ruoli, fino a diventare patricius ed anche console onorario.
L’Imperatore Giustiniano e l’Imperatrice Teodora lo considerarono uomo di fiducia, per cui gli affidarono negli anni numerosi incarichi delicati.
Nel 532 a Costantinopoli scoppiò una rivolta popolare tra due fazioni circensi, passata alla Storia come la Rivolta di Nika, in cui Narsete partecipò attivamente alla repressione.
Nel 538 iniziò la prima campagna militare di Narsete in Italia. Giustiniano lo inviò in aiuto al generalissimo Belisario, ma tra i due scoppiarono subito alcuni dissidi che rischiarono di spaccare l’esercito. L’Imperatore richiamò, quindi, Narsete a Costantinopoli.
Nel 551 Giustiniano richiamò anche Belisario nella capitale bizantina, ed affidò di nuovo a Narsete il compito di riconquistare l’Italia, nominandolo generalissimo. Dopo un iniziale impegno nei Balcani, Narsete arrivò a Ravenna solo nel 552.
La strategia di Narsete era molto chiara, ed aveva provato ad attuarla già nella prima campagna: giungere il prima possibile a Roma, tralasciando gli obiettivi secondari.
Sconfitti i Goti di Totila, si occupò della conquista di Cuma. Nel frattempo, i Franchi discesero nuovamente nel Nord Italia, per cui Narsete fu costretto a lasciare una parte dell’esercito ad assediare Cuma, mentre con la restante parte risalì la penisola per combattere i Franchi. Dopo aver assediato e conquistato Lucca, l’unica città dell’Etruria a resistere ancora ai bizantini, riuscì a sconfiggere i franco-alamanni, che riuscirono comunque a compiere saccheggi in tutta Italia, prima di ritirarsi al di là delle Alpi.
L’ultimo tassello mancante era la città di Conza, che era l’unico avamposto in mano gotica a sud del Po. I goti cercarono di resistere strenuamente, addirittura cercando di assassinare Narsete durante le negoziazioni, ma alla fine anch’essi cedettero, lasciando l’Italia in mano bizantina.
Giustiniano, appresa la notizia, affidò a Narsete pieni poteri di governo, diventando così generalissimo d’Italia. Nel 554 l’Imperatore promulgò la Prammatica Sanzione, con la quale si sanciva il ritorno dell’Italia all’interno dell’Impero Romano.

Durante il suo governo ebbe il compito di risanare l’Italia, vessata dalle numerose aggressioni e dai molteplici saccheggi da parte dei Goti, degli Alamanni e dei Franchi. Non è chiaro l’effetto del governo di Narsete sulla ricostruzione, in quanto le fonti propagandistiche parlano di un’Italia ritornata alla felicità dopo anni di disgrazie, ma le fonti ufficiali citano solo di una ricostruzione portata a termine a Roma, cioè il Ponte Salario distrutto da Totila.
Dopo la morte di Giustianiano l’Impero passò a Giustino, complicando la posizione di Narsete, con il quale non aveva rapporti molto stretti. Infatti, venne sostituito nel 568 da Longino, sotto il quale, però, tornarono in Italia le invasioni longobarde.
Nella storiografia, Narsete viene descritto in questo modo da Agazia:
Narsete possedeva, infatti, un elevato grado di perspicacia e una straordinaria capacità di affrontare ogni situazione. Sebbene fosse poco istruito e non avesse ricevuto alcun addestramento nelle arti dell’oratoria, era di talento straordinario e particolarmente bravo nell’esprimere le sue opinioni. Queste qualità erano ancora di più considerevoli per un eunuco che era finora vissuto nella leggera e confortevole atmosfera della corte imperiale. Era inoltre di bassa statura e di anormale magrezza, ma il suo coraggio e eroismo erano assolutamente incredibili. Il fatto è che la vera nobiltà d’animo non può fallire di lasciare il suo segno, non importa quali ostacoli incontra durante il percorso.
(Agazia, Storie, I, 16)
Paolo Diacono, nella sua Historia Longobardorum, lo descrive così:
Era un uomo piissimo, di religione cattolica, munifico verso i poveri, pieno di zelo nel ricostruire le chiese, e così fervente nelle veglie di preghiera che otteneva la vittoria più con le suppliche rivolte a Dio, che con le armi della guerra.
(Paolo Diacono, Historia Langobardorum, II,3)
In quest’ultima fonte, comunque, si ravvisa un’imprecisione riguardo alla religiosità cattolica di Narsete. Infatti, molto probabilmente era monofisita, come tutti gli armeni. Giovanni di Efeso, monofisita, lo definisce “fidelis”, intendendo quindi che fosse anch’egli monofisita, e non certamente cattolico.
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