Merletti e Ricami
Video-raccolta dei merletti e dei ricami esposti nel Centro delle Creazioni Popolari di Yerevan. (Pagina Facebook del Museo)
La musica di sottofondo è del grande compositore Komitas, dal titolo Garun A.
Il Museo di Arte Popolare di Yerevan è un centro culturale unico che conserva ed espone oggetti selezionati di arti decorative tradizionali armene e arte primitiva. La raccolta di questi è stato avviata da un gruppo di etnografi entusiasti guidati da Habetnak Babayan negli anni ’30. I loro sforzi hanno portato alla creazione del museo. Il Museo di Arte Popolare è stato fondato nel 1978 dal Ministero della Cultura dell’Armenia Sovietica. Il fondatore e primo direttore fu Hovhannes Sharambeyan. L’attività del museo per molti anni è stata finalizzata alla raccolta, alla conservazione, allo sviluppo e alla diffusione di campioni non-materiali, che sono la maggior parte dell’arte e dell’artigianato decorativo-applicato armeno.
Padre Komitas (nato Soghomon Gevorki Soghomonyan) ( Kütahya, 26 settembre 1869 – cal. greg. 8 ottobre 1869 – – Parigi, 22 ottobre 1935) è stato un religioso, compositore, musicista e musicologo armeno. È considerato il padre della moderna musica armena. Il suo capolavoro fu una Divina liturgia (Badarak), ancora oggi una delle musiche più utilizzate durante la messa della Chiesa apostolica armena. L’opera fu iniziata nel 1892, ma Komitas non la finì mai completamente a causa dello scoppio della prima guerra mondiale. Il 24 aprile 1915, il giorno dell’inizio del genocidio armeno, fu arrestato e deportato, con altri 180 notabili armeni, a Çankırı, nell’Anatolia centrale. Grazie all’aiuto del poeta turco Emin Yurdakul Mehmed, dell’autrice Halide Edip Hanım e dell’ambasciatore degli Stati Uniti d’AmericaHenry Morgenthau senior, Komitas fu rimandato nella capitale insieme ad altri otto deportati. La visione dei massacri del 1915 che avevano costituito il genocidio armeno e la distruzione di gran parte del suo lavoro decennale di raccolta della tradizione musicale armena e di successiva ricomposizione, lo condussero ad una irreversibile chiusura in se stesso e a gravi problemi psichiatrici ed è considerato uno dei martiri del genocidio.