Settimane Musicali al Teatro Olimpico
XXV edizione
Vicenza, Teatro Olimpico
22 maggio-15 giugno 2016
Direttore artistico GIOVANNI BATTISTA RIGON, progetto artistico per la musica da camera SONIG TCHAKERIAN
(Redazione)
Lo si potrebbe chiamare il Festival delle meraviglie, tante ne riunisce la rassegna delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico, che torna dal 22 maggio al 15 giugno 2016 per la XXV edizione. Lo spazio scenico più famoso al mondo, capolavoro palladiano e fonte di stupore infinito per ogni osservatore, si riempie delle armonie di Wolfgang Amadé Mozart e di Johannes Brahms, grazie all’arte di musicisti eccelsi, che ogni anno si radunano sul palco dell’Olimpico ricreando la magia della grande musica.
Il XXV anno delle Settimane Musicali si apre con un’anteprima, ideata da Sonig Tchakerian e accolta con entusiasmo dall’Amministrazione Comunale, per accompagnare Vicenza nell’attesa del festival: sarà MuVi – MusicaVicenza, una giornata in cui i luoghi più suggestivi del centro storico saranno avvolti dalla musica e dagli artisti, in modo informale. Domenica 22 maggio MuVi porterà la musica all’Odeo del Teatro Olimpico, in Sala degli Stucchi e nella Corte di Palazzo Trissino, nel salone e sotto il colonnato di Palazzo Chiericati, nelle logge della Basilica Palladiana, nella Loggia del Capitaniato e in Piazza dei Signori.
Il direttore artistico, Giovanni Battista Rigon, propone un programma ricchissimo di spettacoli, assecondando la doppia anima, cameristica ed operistica, di un festival prestigioso, unica realtà invitata a partecipare all’EFA (European Festival Association), e unica a portare, dal 2004, l’opera lirica al Teatro Olimpico. Un fatto che è valso alla rassegna il premio Abbiati della critica italiana, il più alto riconoscimento nazionale per la musica operistica.
La stagione 2016 porta in scena “Le Nozze di Figaro” di W.A. Mozart (direzione di Giovanni Battista Rigon e regia di Lorenzo Regazzo), in un allestimento leggero e moderno, che fa incontrare la classicità di Palladio con il gusto contemporaneo degli spettatori. Sarà in scena il 3 e il 10 giugno alle ore 20, e il 5 e il 12 giugno alle ore 18. L’opera si alterna ad una proposta ricercata, quale la “Petite Messe solennelle”, capolavoro della vecchiaia di Gioachino Rossini, che verrà eseguita con l’organico originale di dodici voci soliste, nelle sere del 4 e dell’11 giugno, alle ore 21.
Il progetto artistico della musica da camera è immaginato da Sonig Tchakerian; il festival diventa l’occasione per creare ensemble speciali, nei quali sono invitati a suonare insieme artisti legati da amicizie profonde. Il loro incontrarsi al Teatro Olimpico si basa su un grande senso di rispetto e di condivisione, elementi essenziali per interpretare assieme la grande musica. Gli artisti ospiti, accanto a Sonig Tchakerian, sono Giovanni Guglielmo, Mario Brunello, Silvia Chiesa, Benedetto Lupo, Riccardo Zamuner, Luca Ranieri, Enrico Carraro, Gianluca Pirisi, Alfredo Zamarra, Viviana Lasaracina, Silvia Regazzo, Orazio Sciortino, l’Orchestra di Padova e del Veneto. I concerti sono il 25 e il 28 maggio, il 7, l’8 e il 15 giugno, sempre alle ore 21.
Prosegue il Progetto Giovani con due concerti alle Gallerie d’Italia di Palazzo Leoni Montanari (ore 17) che vedranno in scena il 4 giugno il vincitore della borsa di studio “Settimane Musicali al Teatro Olimpico” in collaborazione con l’Accademia Nazionale Santa Cecilia in Roma, e l’11 giugno il vincitore del Premio Brunelli. Il Festival vive anche oltre i confini del teatro, con conversazioni sull’opera e sulle proposte musicali del festival che vedono protagonisti esperti quali Michele Suozzo, Alessandro Cammarano, Cesare Galla e Giovanni Guglielmo. Inoltre Giovanni Bietti presenterà il suo ultimo libro “Mozart all’opera”, domenica 29 maggio alle 21.00, in Odeo.
Mercoledì 8 giugno, ore 21.00
Teatro Olimpico
La musica da camera di Johannes Brahms (Secondo concerto)
Johannes Brahms Sonata n. 1 in mi minore Op. 38 per violoncello e pianoforte
Allegro non troppo
Allegretto quasi Menuetto e Trio Allegro
Sonata n. 1 in sol maggiore. op. 78 per violino e pianoforte
Vivace ma non troppo Adagio
Allegro molto moderato
Quartetto n. 3 in do minore op. 60 per pianoforte e archi
Allegro non troppo Scherzo. Allegro Andante
Finale. Allegro comodo
Sonig Tchakerian violino
Alfredo Zamarra viola
Silvia Chiesa violoncello
Benedetto Lupo pianoforte
Viviana Lasaracina pianoforte
Due celeberrime Sonate, un Quartetto che si fa Sinfonia, un adagio da brivido. Un appuntamento imperdibile porta sul palco del Teatro Olimpico il romanticismo tedesco di Brahms, il ritorno di Silvia Chiesa, l’autorevole Zamarra prima viola del Teatro La Fenice di Venezia, il trascinante violino di Sonig Tchakerian. (ACQUISTA ONLINE)
Estratto dell’intervista di Sonig Tchakerian a Barbara Ganz, per il blog Alleyoop.

Donna e musicista, come vive questi due ruoli?
«Essere donna è una possibilità straordinaria di trasmettere vita e affetti, una responsabilità e una gioia che ho ricevuto. Naturalmente tutto poi si riflette nell’emotività e quindi, musicalmente, nello studio, nel suono, nelle emozioni, sul palcoscenico. Il talento aiuta ma, ovviamente, non basta a rielaborare le difficoltà della vita quotidiana. Noi donne probabilmente non siamo mai libere in questo senso. Fortunati gli uomini che – scusate se generalizzo – sembra riescano ad essere più autonomi e liberi quando si dedicano al lavoro. Ammetto di aver invidiato questo aspetto e aver voluto essere uomo in certi momenti. Ma ho decisamente cambiato idea, gli anni che sono passati mi hanno fatto capire la bellezza di essere figlia, moglie e soprattutto madre, come fosse una grazia ricevuta».
Ci sono differenze oggettive tra uomo e donna nell’affrontare la carriera musicale?
«Mi sembra di si. Sento che siamo più articolate nella personalità, come avessimo più priorità contemporaneamente rispetto agli uomini. Mi riferisco ovviamente all’essere madre e figlia, con il pensiero e il cuore che quindi non riesce ad essere completamente attento al lavoro: almeno questo ho vissuro nella mia esperienza. E questo, capisco ora, non è solo una debolezza o una grande fatica in più. È una intensità interiore che ci accompagna nella vita e quindi nel lavoro e sul palcoscenico».