Riconoscere il Genocidio che è stato – e quello appena iniziato
Gli USA, l’Europa, e tutti i loro partner, devono riconoscere ufficialmente la Repubblica Montuosa del Karabakh all’interno dei suoi confini costituzionali.
(articolo originale qui, autore Raffi K. Hovanissian)

Stepanakert, Karabakh montuoso – io non so più cosa fare il 24 aprile – o dove andare. Questo è il giorno in cui gli Armeni di tutto il mondo commemorano il Genocidio del 1915 e la distruzione del proprio popolo e della propria millenaria terra natia.
Questi campi di sterminio, le case dei miei nonni, sono locate nell’Armenia Storica – ora Turchia orientale. Ma un secolo dopo, questa stessa regione viene colpita da una guerra totale. Le forze turche sono di nuovo sull’offensiva, questa volta, essendo stati gli Armeni eliminati, contro una potenziata maggioranza curda. Per un Armeno, è un posto difficile in cui viaggiare il 24 aprile – per affermare la nostra memoria tra le bombe e il caos della lotta per la nazione di un altro popolo.
A Washington, agli inizi di aprile, ho preso parte a molte riunioni con il Dipartimento di Stato ed altri uffici. Come è noto, la Turchia ufficialmente ancora nega che un Genocidio sia mai avvenuto. E si aspetta che i suoi “partner strategici”, come gli USA, non usino questo appellativo.
La scorsa settimana, rispettabili testate nazionali hanno pubblicato vergognosamente alcune pubblicità negazioniste turche. I cartelloni negazionisti aumentarono, anche. E nel suo discorso di aprile, Obama chiamò gli eventi del 1915 in tutti i modi tranne che “Genocidio”. Si può capire che anche Washington è un posto difficile in cui stare il 24 aprile.
Perciò, ho deciso di tornare a Yerevan, Armenia, per il 24 aprile. Per essere chiari, questa è solo una piccola fetta della madrepatria che sopravvisse dopo il 1915, fu assorbita dall’URSS, e tornò indipendente nel 1991. Questa è l’Armenia, di cui sono stato il Ministro degli Esteri e la cui bandiera ho issato all’ONU. Qui milioni di Armeni e i loro ospiti – quest’anno George Clooney, Charles Aznavour ed altri – marciano verso la Fiamma Eterna del 1915 e posano fiori ogni 24 aprile.
Ma anche Yerevan, quest’anno, era un posto difficile in cui stare il 24 aprile. Perché le menti degli Armeni erano da qualche altra parte. Erano rivolte un paio di centinaia di miglia a sud-est – dove, anche come noi abbiamo commemorato le vittime del Genocidio, le fondamenta di un nuovo genocidio contro di noi sono state gettate.
Molto è stato scritto sul Nagorno-Karabakh (o Artsakh): le persone hanno differenti opinioni su questo. Ma la questione più semplice e irrefutabile è questa: da tempo immemore, dall’inizio della storia armena, il Karabakh montuoso è stato la culla della cultura armena. Anche quando Stalin e il suo entourage bolscevico, per placare i nazionalisti turchi, unilateralmente trasferirono questa terra dalla Repubblica Sovietica Armena alla Repubblica Sovietica d’Azerbaigian nel 1923, il Karabakh rimase a maggioranza assoluta di etnia armena – a differenza dell’altra regione del Nakhichevan.
Con la caduta dell’URSS, nel momento in cui il Karabakh dichiarò la propria indipendenza, immediatamente Baku sferrò il suo attacco – e perse. Come Ministro degli Esteri di Armenia, aiutai l’inizio del processo di pace ad Helsinki, nel marzo 1992.
Vent’anni dopo, questo aprile, l’Azerbaigian alleato con i turchi ha lanciato il più grande attacco e la più grande campagna razzista dal cessate-il-fuoco firmato nel 1994 tra l’Armenia, il Karabakh e l’Azerbaigian. Per quattro giorni, i droni azeri e gli elicotteri hanno bombardato civili inermi, pacifici Cristiani Armeni. Soldati e civili sono stati catturati e, in perfetto stile ISIS, decapitati da vivi, in un modo così disumano da trascendere la definizione di “crimine di guerra”.
Da Stepanakert, la capitale del Nagorno-Karabakh, posso ora riportare quanto segue. La condotta dei belligeranti azeri, un disegno infernale portato avanti negli ultimi anni per spazzare via non solo il Karabakh, ma l’Armenia tutta, rende i negoziati di pace non più possibili, ed è imperativamente arrivato il tempo per la Comunità Internazionale di garantire l’equo rispetto delle leggi internazionali e, altresì, anche la garanzia degli interessi strategici di sicurezza.
Gli USA, l’Europa, e tutti i loro partner, devono riconoscere ufficialmente la Repubblica Montuosa del Karabakh all’interno dei suoi confini costituzionali. Non è meno meritevole di riconoscimento, sulla base della Convenzione di Montevideo del 1933 sui Diritti e Doveri degli Stati, del Kosovo, di Timor Est, del Sudan del Sud, dell’Eritrea.
Non consola il fatto che l’Azerbaigian sia una dittatura famigliare chiassosa o che Ankara stia ufficialmente realizzando una retorica xenofoba sia nei confini turchi che all’estero, ma aiuterebbe lungo il cammino se la Repubblica d’Armenia stessa, naturalmente tra i primi a riconoscerlo, mettesse la sua casa democratica in ordine, sradicasse la corruzione dalle sue autorità, le truffe sistematiche, le elezioni rubate e i prigionieri politici.
Questo è un problema complicato; non pretendiamo altro.Ma essendo sul punto di un nuovo genocidio da questo aprile, non cerchiamo mezze parole e non troviamo pretesti per non agire.
Gli armeni che vivono pacificamente sul Karabakh sono stati uccisi questo aprile. Essi verranno uccisi ancora. Sai riconoscere un genocidio davanti ai tuoi occhi?
(Traduzione: Fabrizio Di Paolo)
Per info e aggiornamenti sulla situazione in Karabakh, scrivete a: artsakh4armenia@gmail.com, oppure compilate il modulo sotto.
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