Genocidio armeno: Sivazliyan (Unione Armeni d’Italia), “Erdogan allontana Turchia da Ue”

8 giugno 2016 – (DIRE-SIR) – “La reazione scomposta del presidente Erdogan è stata un gesto inutile, con cui ha allontanato la Turchia dalla possibilità di entrare nell’Unione europea”. Ne è convinto Baykar Sivazliyan, docente di lingua armena alla Statale di Milano e presidente emerito dell’Unione Armeni d’Italia, che interpellato dall’agenzia Dire commenta la decisione del Bundestag tedesco di riconoscere ufficialmente il genocidio degli armeni da parte dell’allora Impero Ottomano, tra il 1915 e il 1916. “Erdogan sapeva che questo momento sarebbe arrivato, se ne parlava da quasi sette mesi. Mettersi di traverso è servito solo a far prendere coscienza ai Paesi europei di quanto sia difficile integrare Ankara nell’Unione”. D’altronde quasi tutti in Europa hanno riconosciuto quella pagina nera della storia: “Dalla Francia alla Russia, dai Paesi dell’Est a quelli Scandinavi, poi l’Austria lo scorso anno. Ora manca solo il Regno Unito, che discuterà la proposta entro il mese prossimo”. Il docente universitario osserva che, se da un lato, il Vecchio Continente ha chiuso tutti i suoi conti in sospeso con la Seconda guerra mondiale, dall’altro, alcuni punti della Prima non sono ancora stati chiariti. “Credo che in questo processo, il riconoscimento del genocidio degli armeni sia un passo essenziale: ora l’Europa può dire di esserselo davvero lasciato alle spalle”. La Turchia invece “non è ancora pronta. Lo sono i cittadini, tra cui anche quelli che vivono all’estero: la proposta al Bundestag – ricorda – è stata avanzata da un deputato tedesco di origine turca, e nessuno dei dieci deputati che condividono quelle origini ha osato respingerla. Il presidente Erdogan continua invece a mettersi di traverso e isolarsi”. Il rappresentante della Comunità pensa alla ”querelle” con Papa Francesco dello scorso anno, oppure alle recenti dimissioni del premier Davutoglu, tanto frettolose da insinuare il sospetto di un endorsement del capo dello Stato. “Sta diventando un sultano”, osserva Sivazliyan.

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